ANALISI SETTIMANALE


sabato 29 marzo 2014

BOMBER DI RAZZA: IL TRIDENTE DELLA JUVENTUS

Ci apprestiamo a vivere un nuovo weekend: in Toscana splende il sole e la primavera comincia a fare capolino, ma non potrebbe essere un finesettimana completo senza a rubrica del sabato, BOMBER DI RAZZA!
Oggi diamo un'occhiata ai goleador della squadra più vincente in Italia: laJUVENTUS.
I tre giocatori che seggono sui gradini più alti della classifica marcatori bianconera provengono da tre epoche calcistiche diverse. In comune: una grande fame di gol.

3°- Roberto Bettega

LA STORIA
Bettega rappresenta un simbolo della storia juventina, colonna della squadra e componente della storica Triade con Antonio Giraudo e Luciano Moggi.
Nasce a Torino il 27 dicembre 1950, in un'Italia che stava uscendo fuori dai drammi della seconda guerra mondiale.

Più che il nero, è il bianco il colore che lo caratterizzerà di più: sia per via del suo soprannome (prima di Fabrizio Ravanelli era lui "Penna Bianca", a causa della canizie che lo accompagnerò fin dalla giovinezza) che per le squadre per cui militerà nella sua carriera (il Varese bianco-rosso, la Juve bianconera e i Toronto Blizzard rosso-bianco-verdi).

Di proprietà Juventus, raccoglie i suoi primi "gettoni" al Varese. Qui attinge nozioni di calcio alla corte di nientepopodimeno che... Nils Liedholm. Con il Barone, Bettega trascina la squadra lombarda in serie A da capocannoniere, e si guadagna il biglietto di ritorno verso Torino per la stagione 1970-1971.

In una Juve che stava prelevando a mani piene dal Mezzogiorno, lui era l'unico torinese proveniente dal vivaio. Sarà forse stato un'anomalia per questo, ma di certo non fu una meteora: con i bianconeri ci passerà 13 anni.
Tuttavia, non sarà alla Juve che terminerà la sua carriera, bensì ai Toronto Blizzards, dove approderà nel 1983.

I NUMERI IN BIANCONERO
-179 gol in 490 presenze
-7 scudetti (1971-1982, 1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982)
-2 Coppe Italia (1978-1979 e 1982-1983)
-1 Coppa Uefa (1976-1977)
-1 volta capocannoniere di Serie B (nella stagione 1969-1970 con 13 gol)
-1 volta capocannoniere di Serie A (nella stagione 1979-1980 con 16 gol)


2°-Giampiero Boniperti

LA STORIA
Fare gol è il mestiere di ciascun attaccante, ma è anche qualcosa di più: diventa un bisogno, una necessità. Se vincere aiuta a vincere, per un centravanti segnare aiuta a segnare. Sotto questo punto di vista, Boniperti rappresenta il modello perfetto. Gianni Brera lo sapeva bene, che di lui disse:« Boniperti esige di riavere la palla per concludere e fare gol come gli piace sempre. Io sono un suo vecchio amico e me ne rammarico sinceramente. Secondo me converrebbe a lui e alla squadra che si limitasse ad impostare il gioco. »

I suoi boccoli biondi portarono i suoi avversari a soprannominarlo "Marisa". Ebbene, era forse destino che a donare gloria ed onori alla Vecchia Signora negli anni del secondo dopoguerra toccasse ad una "gloriosa principessa"(Marisa vuol dire proprio questo). 
Dopo un paio di stagioni tra Barengo e Momo Novarese, approda alla Juventus nel 1946, e da lì non si muoverà più. Del resto, ciò che ha legato Boniperti alla Juventus è qualcosa che va oltre un mero contratto: « La Juve », disse una volta, «non è soltanto la squadra del mio cuore. È il mio cuore. » 
Curioso pensare come la carriera di Boniperti abbia battuto i propri rintocchi più importanti in parallelo allo sbocciare di altri grandissimi del calcio: mentre vinceva il suo primo scudetto, un Bettega appena neonato muoveva i suoi primi passi nel mondo. E la sua ultima partita, giocata a 33 anni, fu il celebre Juventus-Inter 9-1 del 1961: la squadra nerazzurra scese in campo con i ragazzini, gesto di protesta del presidente Angelo Moratti, e fra loro poté così esordire un certo Sandro Mazzola.


I NUMERI IN BIANCONERO
-188 gol in 469 presenze
-5 scudetti (1949-1950, 1951-1952, 1957-1958, 1959-1960, 1960-1961)
-2 Coppe Italia (1958-1959 e 1959-1960)
-1 Coppa Uefa (1976-1977)
-1 volta capocannoniere di Serie A (nella stagione 1947-1948 con 27 gol)

Arriviamo dunque alla prima piazza, e giungiamo ai tempi nostri. Se siete amanti dell'arte, dovreste sapere chi ha "dipinto" il maggior numero di reti nella storia juventina. L'artista calcistico dalla lingua di fuori, detto Pinturicchio, non può che essere…...

1°-Alessandro Del Piero

LA STORIA
Assieme a Javier Zanetti, Paolo Maldini e Francesco Totti, forse l'ultima vera Bandiera del nostro calcio.
Non solo re del gol in bianconero, ma anche medaglia d'argento nella classifica dei migliori marcatori italiani di tutti i tempi (dietro solo a Silvio Piola, con 390 reti).
Per far capire quanto intrisa di "delpierite" sia la storia juventina, basti questo dato: Del Piero ha segnato in tutte le competizioni a cui ha partecipato la Juventus: onnipresente.

La carriera di Pinturicchio nasce nel paese di San Vendemiano. Il sacerdote, che fungeva anche da presidente della squadra locale di calcio, nota il suo grande talento in mezzo al campo (a nulla sono valsi gli sforzi della madre, la quale avrebbe preferito il suo Alessandro fra i pali, per sudare meno e non ammalarsi), tanto da consigliare il ragazzo al Padova. Le incertezze iniziali per il fisico gracile (quante storie così abbiamo sentito? Come potete vedere, Messi non è che l'ultimo di una lunga serie) vengono vinte, e così Del Piero debutta con la maglia patavina nel 1992. 
Il suo acquisto avviene l'anno successivo, proprio grazie all'intervento del secondo miglior bombardiere nella storia juventina, Giampiero Boniperti.


Da lì parte la storia di un grande amore, qualcosa che potrebbe essere paragonato forse solo all'attaccamento ai limiti del morboso di Valentino Rossi per le sue moto. Del Piero offre i suoi servigi alla causa bianconera per 19 anni, tanti quanti ne aveva alla firma del suo primo contratto con la Vecchia Signora, per poi uscire dal giro Juve e fiondarsi fra i canguri australiani del Sidney. 

Chissà che un giorno non possa tornare all'ombra della Mole, stavolta indossando giacca e cravatta: rigorosamente in bianco e nero.

I NUMERI IN BIANCONERO
-290 GOL IN 705 PRESENZE
-1 Torneo di Viareggio (1994)
-1 Campionato Primavera (1993-1994)
-6 scudetti ( 1994-1995, 1996-1997, 1997-1998, 2001-2002, 2002-2003,2011-2012)
-1 Campionato di Serie B (2006-2007)
-1 Coppa Italia (1994-1995)
-4 Supercoppe Italiane (1995, 1997, 2002, 2003)
-1 Champions League (1995-1996)
-1 Coppa Intercontinentale (1996)
-1 Supercoppa UEFA (1996)
-1 Coppa Intertoto (1999)
-1 volta capocannoniere del Torneo di Francia (nell' edizione del 1997 con 3 gol)
-1 volta capocannoniere della Champions League (nella stagione 1997-1998 con 10 gol)
-1 volta capocannoniere della Coppa Italia (nella stagione 2005-2006 con 5 gol)
-1 volta capocannoniere della Serie B (nella stagione 2006-2007 con 20 gol)
-1 volta capocannoniere della Serie A (nella stagione 2007-2008 con 21 gol)

giovedì 27 marzo 2014

TORNEISSIMO!: BUNDESLIGA





Per il terzo appuntamento con la rubrica sulle più importanti competizioni calcistiche, oggi parliamo del campionato il meno combattuto in Europa degli ultimi due anni:

LA BUNDESLIGA 


CALCIO SPEZZATINO
La Germania si è sempre caratterizzata per forti identità territoriali. Fin dal suo inizio, nel 1903, il calcio ne ha risentito: i primi tornei (fino al 1934) erano costituiti da una miriade di leghe e leghine regionali, i cui vincitori si sarebbero poi fronteggiati per il titolo di campione di Germania.


IL NAZISMO NEL CALCIO
Con l'arrivo del nazionalsocialismo hitleriano e la sua tendenza centralizzatrice, anche lo sport subisce lo stesso effetto centripeto. Il mondo del pallone si dà una regolata, con la nascita della Gauliga (lega di contea) prima bozza della futura Bundesliga. 
E' un periodo di grande ribollimento, e si alternano varie formule: è di questi anni la Reichliga, ad esempio, che doveva raccogliere le squadre più forti arrivate prime nella loro rispettiva Oberliga (lega maggiore).

Per capire quanto la politica abbia influenzato il calcio tedesco, basti pensare all'anomalia dell' Rapid Vienna campione di Germania. Come è possibile, direte voi? Beh, dopo l'annessione dell'Austria da parte della Germania nel 1938, per alcuni anni stette in piedi la cosiddetta Gauliga Ostmark, che comprendeva sia squadre tedesche che austriache. Ecco spiegato il caso di una squadra non tedesca detentrice di un Meisterschale.


ANCORA DIVISI, FINALMENTE UNITI
Con la fine della guerra e l'innalzamento del Muro di Berlino, anche il calcio si adegua alle barriere che la storia ha posto fra le sua gente. Dal 1949 si crearono 2 campionati distinti, uno per ciascuna area di occupazione: Bundesliga nella repubblica Federale tedesca; Oberliga nella repubblica Democratica Tedesca.

La struttura moderna arriverà solo nella stagione 1991-1992, grazie all'unificazione delle due parti. Ci sono voluti 90 anni di rivolgimenti politici e culturali, ma alla fine la Bundesliga è nata.



GUERRE "STELLARI"


Dal 2004, è stato introdotto un particolare sistema di stelle da assegnare a quelle squadre capaci di vincere più titoli tedeschi. Se in Italia la questione è molto semplice (1 stella ogni 10 scudetti), in Germania funziona così (reggetevi, per non farvi prendere dal capogiro): 1 stella per 3 titoli, 2 per 5, 3 per 10 e 4 per 20: simile ad un'offerta per i fustini di un detersivo, che dite?
Inoltre, dopo il caso curioso della Dinamo Berlino, si decise di assegnare una stella particolare a coloro che avessero vinto titoli al di fuori della Bundesliga.
Che dire, dalle stelle….alle stelle!



I PAZZI NUMERI DELLA BUNDESLIGA


Il campionato tedesco, fino a pochi anni fa, sembrava il paese con la maggiore imprevedibilità. Poi era arrivato a strutturarsi intorno all'asse Bayern Monaco-Borussia Dortmund, un binomio di testa tanto staccato dal resto del gruppo da portare allaproposta provocatoria di escluderli dalla Bundesliga.
Ma gli ultimi anni hanno dimostrato che la squadra bavarese è di un livello superiore a chiunque altro, e non solo rispetto al tempo presente: questo Bayern sta riscrivendo la storia dell'intera Bundesliga. Non ci credete? I numeri vi potrebbero smentire…

IL LIBRO DEI RECORD….UN ONE MAN SHOW
Vi sono 12 record di squadra detenuti in Bundesliga.
L'Amburgo è la squadra che ha il maggior numero di presenze (51/51, un po' l'Inter tedesca), seguita da Werder Brema (50) e dalla coppia Bayern Monaco/Stoccarda (49). 
E gli altri 11 record? Tutti del Bayern.
C'è di più: di questi, 9 sono stati segnati dal 2012 a oggi, di questi 2 sono serie ancora aperte e altri migliorabili dagli uomini di Guardiola. Eccovi la lista completa:

BOTTINO PIENO
-Maggior numero di titoli vinti: 24 ( seguito da un sorprendente Norimberga a quota 9; peccato che l'ultimo trionfo risalga a più di 40 anni fa)

WIN IT LIKE A BOSS
-Record di titolo con maggior numero di turni di anticipo: 7(2013/2014)
-Imbattibilità: 52 partite (dal 28/10/2012, serie aperta)

INSAZIABILI
-Vittorie consecutive a inizio campionato: 8 (2012/2013)
-Vittorie consecutive in un campionato: 19 (dal 19/10/2013, serie aperta)
-Maggior numero di vittorie: 29 (2012/2013)
-Minor numero di sconfitte: 1 (1986/1987 e 2012/2013)
-Maggior numero di punti in una stagione: 91 (2012/2013)

SENZA DIFETTI
-Maggior numero di reti in una stagione: 101 (1971/172)
-Minor numero di reti subite: 18 (2012/2013)


RECORDMAN
-Gerd Müller, maggior numero di gol segnati: 365
-Karl-Heinz Körbel, maggior numero di presenze: 602


martedì 25 marzo 2014

LOGORAMA: 4 CURIOSITA' SUL SIMBOLO DELLA SAMPDORIA



Secondo appuntamento con la rubrica "LOGORAMA": settimana scorsa abbiamo scoperto i segreti della Dea atalantina
Oggi salutiamo Bergamo per spostarci sulla costa della Liguria. 
Destinazione: Genova.

Oggi parleremo della Sampdoria.

LA DORIA: MARINAI DEL CALCIO

http://it.soccerway.com/teams/italy/uc-sampdoria/


Cosa si nasconde dietro lo stemma e la storia della Sampdoria? Ecco i 3 segreti da svelare:

1)LA DATA
L'Unione Calcio Sampdoria nasce il 12 agosto 1946. Come nel caso dell'Atalanta, prende vita dalla fusione di due compagine, tra le più antiche nel nostro calcio: la Sampierdarenese, risalente al 1899, e l'Andrea Doria, fondata nel 1900.

2)I COLORI E IL NOME
La neonata squadra riceve in dono sia un nome che colori nuovi. Mamma e papà offrono parti uguali del proprio patrimonio genetico-calcistico. Samp-Doria è la combinazione fonetica che più affascina, e i colori si accostano senza escludere nessuno. Ilrosso-nero della Sampierdarenese sposa il bianco-bludell'Andrea Doria. Un poker di colori, a formare un anello di tre strisce orizzontali su sfondo blu con sul cuore lo scudo di San Giorgio (simbolo di Genova), che avrebbe portato al soprannome di "blucerchiati".


3)L'IMMAGINE
Di chi è la silhouette scura che domina il simbolo della squadra ligure? In onore alla storia marinara della città, si è scelto di porre il profilo di un tipico pescatore genovese, in dialetto chiamato"baciccia" (un diminutivo di "Giovanni Battista Perasso", figura storica di patriota nella Genova del '700). I tratti caratteristici sono la barba, il berretto e la pipa. Proprio quest'ultimo elemento è stato oggetto di discussione nel 2009, quando il centro antitabacco genovese della ASL chiese che venisse tolto in quanto esempio negativo.
L'ultima parola spettò al presidente Riccardo Garrone. Niente rimozione, perchè l'oggetto ha valore ornativo: il marinaio del logo stringe fra le labbra una pipa spenta.


4)CONGIUNTURA ASTRALE
A volte il destino, pure del calcio, può essere letto nelle stelle.
La Sampdoria, nata l'11 agosto, è di segno leone. Si dice che questo segno non abbia vita facile a relazionarsi con i gemelli, e la storia della squadra genovese sembra darne conferma. Infatti, le 4 volte che la Sampdoria è retrocessa in B sono cadute in anni con le cifre finali gemelle: 1966, 1977, 1999 e 2011. A questo punto, consiglio ai tifosi blucerchiati di partite subito con gli scongiuri per il 2022!



sabato 22 marzo 2014


BOMBER DI RAZZA: IL TRIDENTE DELL'INTER


Siamo giunti al sabato, il primo della nuova rubrica del weekend:

BOMBER DI RAZZA!

In questo appuntamento della sezione "analisi settimanale", andremo alla scoperta del podio dei capocannonieri delle squadre più importanti del nostro calcio.

Preparatevi allora, e allacciate le vostre cinture: sta per partire la macchina del tempo del pallone!

Per cominciare, parleremo della squadra che detiene il record di unica compagine a non essere mai retrocessa: INTER.

3°- Roberto Boninsegna

LA STORIA
"Bonimba", come veniva chiamato l'attaccante mantovano da Gianni Brera, occupa il gradino più basso di marcatori più prolifici in nerazzurro.
Pensare che proprio l'Inter, all'inizio della sua carriera, lo mandò via: troppo acerbo, secondo l' allenatore Helenio Herrera, che lo esclude da quella che diventerà la Grande Inter anni '60.
Stagioni passate a farsi le ossa in giro per l'Italia (Prato, Potenza, Varese e Cagliari) a anche oltreoceano (Chicago Mustangs).
All'Inter tornerà nel 1969, e ci resterà per 7 anni.

I NUMERI IN NERAZZURRO
-171 gol in 281 presenze
-1 scudetto (1970-1971)
-2 volte capocannoniere di serie A (nella stagione 1970-1971 con 24 gol e nella stagione 1971-1972 con 22)
-1 volta capocannoniere di Coppa Italia (nella stagione 1971-1972 con 8 gol)


2°-Alessandro Altobelli

LA STORIA
L'attaccante, originario di Sonnino, ha il nerazzuro stampato sul petto fin da principio, ma si tratta di quello del Latina, con cui cresce nelle giovanili.
Il Brescia lo nota nel 1974, e gli offre un ambiente in cui poter operare la propria maturazione calcistica.
Correva l'anno 1977: mentre nella capitale parte la prima edizione dell' "Estate Romana", per il giocatore laziale arriva la chiamata dall'Inter: con il biscione "Spillo" Altobelli passerà 11 anni, ricchi di successi e soddisfazioni.
I NUMERI IN NERAZZURRO
-209 gol in 466 presenze
-1 scudetto (1979-1980)
-2 Coppe Italia (1977-1978 e 1981-1982)
-1 volte capocannoniere di Coppa delle Coppe (nella stagione 1978-1979 con 7 gol)
-1 volta capocannoniere di Coppa Italia (nella stagione 1981-1982 con 9 gol)

Siamo giunti alla prima posizione, occupata da un'autentica leggenda del calcio e da molti considerato il giocatore italiano più forte in assoluto. Sto parlando di…

1°-Giuseppe Meazza


LA STORIA
 Rispetto a quello di Boninsegna e Altobelli, qui parliamo di un calcio agli albori. E a differenza dei due giocatori sopra citati, Meazza è un milanese doc. La sua vita comincia nel quartiere di Porta Vittoria, la sua carriera di calciatore sui campini a rincorrere un pallone fatto di stracci.
Per uno strano scherzo del destino, quello che sarebbe stato il più grande marcatore dell'Inter ebbe la possibilità di essere reclutato in tenera età dagli arci rivali del Milan. Peccato che i selezionatori lo giudicarono di corporatura troppo mingherlina, e così lo scarto rossonero fu raccolto dall'Inter, che ebbe fra le mani un 14enne destinato a fare la sua storia. 
Le sue giocate esaltarono Fulvio Bernardini, che ne parlò un gran bene a mister Árpád Weisz. Questi rimase così colpito da portarlo in prima squadra a 16 anni, facendo esordire il ragazzo solo un anno più tardi nella Coppa Volta. Un esordio col botto il suo, con una tripletta alla U.S.Milanese: l'inizio di una grande carriera.
I NUMERI IN NERAZZURRO
-241 GOL IN 365 PRESENZE
-2 scudetti (1929-1930 e 1970-1971)
-1 Coppa Italia (1938-1939)
-3 volte capocannoniere di serie A (1929-1930, 31 gol; 1935-1936, 25 gol; 1937-1938, 20 gol)
-3 volte capocannoniere della Coppa dell'Europa Centrale (1930, 7 gol; 1933, 5 gol; 1936, 10 gol)


giovedì 20 marzo 2014

TORNEISSIMO!: COPPA ITALIA



Per la rubrica "Torneissimo" oggi guardiamo alla "sorella minore" della Serie A,analizzata settimana scorsa:

LA COPPA ITALIA

DIVIDE ET IMPERA: LA NASCITA

La Coppa Italia, oggi chiamata TIM CUP per motivi di sponsor, ha origini travagliate e raccoglie diverse morti e resurrezioni nella propria storia, vivendo vicende che i sceneggiatori di Beautiful si sognano.

Il primo singhiozzo di vita la competizione l'ha dato nel 1921, periodo storico di grandissime turbolenze per il calcio. Le grandi del nostro paese sono in rotta di collisione con la FIGC, per via di alcune discussioni sulla struttura del campionato. Per questo motivi si arriva alla separazione di questi club e alla creazione di un campionato-ombra, la Confederazione Calcistica Italian (CCI).

Ritrovatisi con un torneo svalutato e orfani delle migliori formazioni del paese, la Federazione decise di creare la novità di un torneo parallelo, con turni ad eliminazione diretta. Ma la forma conta poco, se manca la sostanza. Al gran ballo della Coppa partecipavano squadre dallo scarso appeal (la fine fu tutta un programma, con il Vado vittorioso sull'Udinese, due squadre che non calcheranno più il palcoscenico della finale).
L'interesse non raggiunse mai livelli sufficienti ad una riconferma, e così nella riconciliazione dello scisma calcistico, avvenuta nel 1922, la Coppa Italia viene messa da parte: R.I.P. parte prima.

A VOLTE (MOLTE) RITORNANO

Dalla stagione 1926-1927 comincia il tira e molla che porterà la competizione ad essere reinserita (e cancellata) altre 3 volte. A mettergli i bastoni fra le ruote c'è stata pure un Guerra Mondiale, del resto.

La storia post-bellica del torneo comincia nel 1958, con la Lazio capace di superare in finale la Fiorentina. La competizione venne riportata in vita nell'attesa fremente dell'arrivo di una nuova coppa europea (l'adesso a volte rimpianta Coppa delle Coppe).
Quell'edizione però si distinse anche per un'altra particolarità: con i Mondiali di Svezia alle porte, si anticipò di 3 settimane lo svolgersi del campionato '58-'59. Peccato che la Nazionale non si qualificò, e si pensò bene di riempire il vuoto lasciato dal fallimento azzurro anticipando l'edizione successiva della Coppa Italia.
Risultato? Il torneo di Coppa iniziò ancor prima che l'edizione precendente si fosse conclusa: neanche il più bravo scrittore di fantascienza avrebbe potuto pensare ad uno sviluppo simile.

I DOMINI DI COPPA

La Coppa Italia è stata scenario di vere e proprie favole del calcio (abbiamo già detto del Vado, ma ci sono state altre formazioni in grado di portare a casa l'ambito trofeo vestendo l'abito della Cenerentola: Vicenza, Venezia e Atalanta fra tutte). Ma è stata anche terreno di conquista e dominio da parte di alcune squadre.
Così gli anni 80' furono periodo di saccheggio per Roma e Sampdoria, capaci di raccogliere rispettivamente un poker e un tris di successi.
Gli anni 2000 hanno visto la doppietta della Lazio, oltre che alla sfida infinita fra Roma e Inter: 5 finali, di cui 4 di fila, hanno creato una storyline fra i due club che neanche i migliori….vabbè, avete capito ormai la solfa.

IL TROFEO E I RICONOSCIMENTI

I due simboli della competizione sono storicamente la coppa e la coccarda celebrativa che addobba le maglie dei fieri vincitori.
La prima, quella vinta dal Vado, andò distrutta durante il ventennio fascista. Nel 1960 arrivò il modello che ne rappresentò il successore: le sapienti menti di un azienda specializzata milanese partorirono un trofeo in oro puro, del valore di 2 milioni e mezzo di lire.
In quanto alla coccarda, occorre precisare che questa fu introdotta solo nell'annata 1958-1959, la famosa stagione dei "tornei sovrapposti". 
Prima della Seconda Guerra Mondiale, sulla maglie dei vincitori veniva apposta la croce sabauda affiancata dal fascio littorio.

I PAZZI NUMERI DELLA COPPA ITALIA

Ci potrebbero essere tante statistiche e dati chiave da potervi proporre (tra tutti, le mille e una modifiche che la struttura del torneo ha subito: ma vi voglio bene, e ve le risparmio). Qui sotto ho raccolto quelle che mi sembrano più significative.


DERBY D'TALIA, UNICHE DI COPPA
Nella storia della competizione per tre volte la finale è stata una quesitone di famiglia: nel 1938 la Juve trionfò sul Torino; nel 1977 fu la volta del Milan vittorioso sull'Inter; quindi la "stracittadina della capitale", Lazio-Roma, con i biancocelesti ad avere la meglio nell'edizione 2012-2013.

PODIO DEI VINCITORI
-Juventus: 9 
-Roma: 8
-Inter.7

SENZA FINE
Finale più frequente:  Inter-Roma, 5 volte

RECORDMAN
-Alessandro Altobelli, maggior numero di gol segnati: 56
-Roberto Mancini, maggior numero di presenze (120) e di trofei vinti (6: 4 con la Sampdoria e 2 con la Lazio).


martedì 18 marzo 2014


LOGORAMA: 4 CURIOSITA' SUL SIMBOLO DELL'ATALANTA


Amici miei, Pro Stats Football festeggia oggi una settimana dalla sua apertura ufficiale, e il riscontro che ho avuto in questi primi giorni è stato esaltante: più di 800 visualizzazioni, e feedback positivi ma soprattutto molto costruttivi.
Voglio ringraziarvi tutti, e per farlo nel modo migliore oggi inauguro la rubrica che vi accompagnerà per i prossimi martedì: LOGORAMA!

Attraverso questo appuntamento speciale dell'"Analisi settimanale", andremo alla scoperta della storia degli stemmi più  curiosi del calcio, ripercorrendone la storia e svelandone i misteri.

Per partire, oggi parleremo dell' ATALANTA.

LA DEA DEL CALCIO, FRA MITO E TRADIZIONE
http://it.soccerway.com/teams/italy/atalanta-bergamo/

Cosa nasconde lo stemma dell'Atalanta calcio? Ecco una lista di 5 segreti da svelare:

1) LA DATA
Il 1907 è l'anno da cui l'Atalanta Bergamasca Calcio trae le sue origini. Il 17 ottobre, per la precisione, un gruppo di liceali decide di operare una scissione dalla Giovane Orobia, squadra di Bergamo fondata nel 1901.

2)I COLORI
 Il classico nero e azzurro atalantino è frutto di un "connubio calcistico" avvenuto nel 1920. Fino ad allora, l'Atalanta si schierava con una divisa a strisce verticali bianconere. Fu la fusione con la Bergamasca, che giocava con casacche biancoazzurre, a dare vita alle nuove maglie: dai colori della neonata società si escluse il bianco, comune a entrambe le squadre, e si mantennero i colori distintivi: nasce il neroazzurro di Bergamo.

3)IL NOME E L'IMMAGINE
Particolare da "Atalanta e Ippomene" di Guido Reni 

 Il nome della squadra rende omaggio ad Atalanta, giovane eroina della mitologia greca, famosa per le suo doti nella caccia. Il profilo presente nello stemma è proprio il suo.


4)IL SOPRANNOME
Dalla figura mitologica prende spunto anche il più famoso epiteto dell'Atalanta, detta la "Dea".
Tuttavia, si tratta di una denominazione errata: Atalanta infatti non era una divinità, bensì una bellissima principessa, figli di Iaso re di Arcadia.


giovedì 13 marzo 2014

TORNEISSIMO! : SERIE A




13 marzo 2014 - Caro lettore, da oggi si apre la rubrica "Analisi settimanale"!
Per i prossimi mesi, ti consiglio di segnarti i martedì e i giovedì con un cerchietto rosso, perché in questi giorni farò uscire, assieme alla Pillola del giorno, un articolo extra!
Ogni giovedì, approfondirò la storia di un torneo storico del panorama calcistico mondiale. 
Ogni martedì, invece, parlerò di…..Beh, lo scoprirai settimana prossima.

Ma intanto partiamo. Oggi parlerò della SERIE A


ERAVAMO QUATTRO AMICI AL BAR




Quella che oggi si chiama Serie A TIM a origini molto antiche.
Il primo "campionato federale di football" si svolge nel 1898. Vi presero parte 4 squadre (Internazionale Torino, FC Torinese, Ginnastica Torino e Genoa), le quali si sfidarono in un quadrangolare.

Quel torneo si svolse in un solo giorno, al Velodromo Umberto I di Torino.  A spuntarla in un contesto tutto torinese sarà alla fine la squadra di Genova, prima detentrice del titolo di Campione d'Italia.

Quello però non sarà l'unico trionfo della compagine genovese: assieme al Pro Vercelli (squadra che ora milita nella 1ma divisione), il Genoa dominerà il panorama calcistico dei primi decenni di vita del nostro compionato.


Da allora tante cose sono cambiate, a partire dalla formula del torneo: se fino al 1929 lo scudetto si assegnava tramite gare ad eliminazione diretta e una finale, dalla stagione successiva prende piede quello schema del girone unico che sarebbe poi rimasto fino ai giorni nostri. Così come la denominazione del torneo, che da quella stagione 1929-1930 diventa ufficialmente "Serie A".

Il numero delle formazioni ammesse è andato mutando (oscillando comunque sempre fra le 16 e le 20), così come il sistema di assegnazione punteggi. A partire dalla stagione 1994-1995, la vittoria ha cominciato a portare 3 punti in saccoccia, e nel 2004 si è completata la formula "moderna", con un girone a 20 squadre.

L'ERA DEI GIGANTI

In coincidenza col passaggio alla nuova formula, parte l'epoca di dominio di tre squadre: Juventus, Milan e Inter. A oggi, le tre squadre hanno messo assieme la bellezza di 65 scudetti (per dare un'idea, sommando il numero di titoli vinti da tutte le altre squadre si arriva a 44).

Dal 1958, grazie ad un'idea di Umberto Agnelli, viene introdotta la Stella celebrativada assegnare a chi avesse conquistato il titoli di campione per dieci volte. Manco a dirlo, a oggi le squadre che possono fregiarsi di tale onorificenza sono Juventus (che ne possiede due, e con tutta probabilità ne aggiungerà a breve una terza) Milan e Inter (entrambe con una).

E pure facendo il podio delle squadre a maggiore partecipazione, si hanno più o meno le solite facce: in testa l'Inter stavolta, che non è mai retrocessa in serie B e ha timbrato il cartellino 82 volte su 82; seguono Juventus e Roma con 81 gettoni; chiude al terzo posto il Milan con 80.

I PAZZI NUMERI DELLA SERIE A




Di cose assurde, in questi 100 e passa anni di campionato, se ne sono viste davvero tante: vittorie di outsiders come il Cagliari e l'Hellas Verona, ma anche tristi vicende (vedi gli scandali "Totonero" e "Calciopoli"). Qui ho voluto raccogliere i dati statistici più significativi.

NON PERDIAMO MAI

-Imbattibilità assoluta: Milan (58 giornate fra il 26/5/1991 e il 21/3/1993)
-Imbattibilità casalinga: Torino (88 giornate, dal 31/1/1943 al 6/11/1949)
-Imbattilibilità esterna: Milan (38 giornate, dal 1/9/1991 al 31/10/1993)

-Intero campionato: Perugia (1978-1979, 30 giornate), Milan (1991-1992, 34 giornate) e Juventus (2011-2012, 38 giornate)

RULLO COMPRESSORE

-Maggior numero di vittori consecutive: Inter (17, dal 25/10/2006 al 28/2/2007)

BOTTINO PIENO

-Record di punti in una stagione (campionato a 20 squadre con 3 punti per vittoria):Inter (97, stagione 2006/2007)

SCORPACCIATE

Partite con più gol:
-Acqui-Genoa 0-16, del 4/10/1914
-Inter-Vicenza 16-0, del 10/1/1915

IL SOGNO DIVENTA REALTA'

Per chiudere in bellezza, mi piace ricordare quattro squadre che, nell'anno del loro centenario, sono riuscite a coronare i festeggiamenti portando a casa lo scudetto: a riuscire nell'impresa sono state Juventus (1996-1997), Milan (1998-1999), Lazio(1999/2000) e Inter (2007/2008)





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